La presenza sul territorio di stabilimenti industriali, che utilizzano sostanze chimiche per le loro attività produttive, espone la popolazione e l’ambiente circostante al rischio industriale.
In seguito a un incidente in un insediamento industriale è infatti possibile che si sviluppi un incendio, con il coinvolgimento di sostanze infiammabili, un’esplosione, con il coinvolgimento di sostanze esplosive, o una nube tossica, con il coinvolgimento di sostanze che si liberano allo stato gassoso e danni immediati o differiti all’interno e all’esterno dello stabilimento.
Un incidente industriale può, quindi, provocare danni alla salute e all’ambiente.
Gli effetti sulla salute in caso di esposizione a sostanze tossiche rilasciate nell’atmosfera durante l’incidente variano a seconda delle caratteristiche delle sostanze, della loro concentrazione, della durata d’esposizione e dalla dose assorbita.
Gli effetti sull’ambiente sono legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’atmosfera da parte delle sostanze tossiche. Gli effetti sulle cose riguardano invece principalmente i danni alle strutture.
Le conseguenze di un incidente industriale possono essere mitigate dall'attuazione di piani di emergenza adeguati, sia interni sia esterni. Questi ultimi prevedono anche misure di autoprotezione per la popolazione potenzialmente interessata dallo scenario incidentale.
La normativa in Europa e in Italia
Il 10 luglio 1976, nello stabilimento della società Icmesa di Meda, in Lombardia, un reattore destinato alla produzione di triclorofenolo perde il controllo della temperatura. L'apertura delle valvole di sicurezza evita l'esplosione del reattore, ma l'alta temperatura provoca una modifica della reazione in atto con la formazione di una sostanza classificata in seguito come diossina.
La diossina rilasciata in aria forma una nube tossica che i venti spostano verso Cesano Maderno, Desio e Seveso, il Comune più colpito da questo incidente, tra i più gravi mai registrati in Europa.
L’incidente ha gravi effetti sulla salute dei lavoratori e degli abitanti della zona esposti alla nube tossica, che ha ripercussioni anche di tipo ambientale con la contaminazione del territorio circostante.
Il grave incidente di Seveso induce la Comunità Europea a dotarsi di una normativa diretta a controllare i pericoli di incidenti causati da sostanze pericolose.
Nel 1982 viene emanata la prima direttiva comunitaria, meglio conosciuta come Seveso I. Recepita nell’ordinamento giuridico italiano con il decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 - sostituito con il decreto legislativo n. 334 del 1999 - rende efficace la direttiva emanata dalla Comunità Europea nel 1996. Il decreto legge n. 238 del 2005 introduce ulteriori disposizioni per garantire la sicurezza industriale nel nostro Paese, rendendo valide in Italia le prescrizioni contenute nella direttiva comunitaria 2003/105/CE sul “Controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”.